Sale il «fatturato sociale» del Banco Alimentare

Raccolte 4.700 tonnellate di prodotti e assistite 104mila persone. Le aziende donatrici possono anche ottenere benefici fiscali.

Il segno più di fianco alla cifra del «fatturato sociale», nel 2013 a 13,5 milioni di euro, in aumento rispetto ai 12 milioni dell'anno precedente. Ma non è questo l'unico indicatore in crescita per Banco Alimentare Veneto, con sede a Verona e magazzino anche a Padova, che opera attraverso il contributo di 145 volontari e ha raccolto l'anno scorso quasi 4.700 tonnellate di eccedenze alimentari, 1.200 delle quali provenienti direttamente da industria e distribuzione (nella sola Giornata della colletta alimentare si sono raggiunte le 679 tonnellate, ndr). Le persone assistite in regione attraverso quasi 480 strutture destinatarie delle derrate sono state 104 mila. Ma, nello scenario di crisi in cui sempre più famiglie faticano a mettere insieme due pasti al giorno, altre 30 organizzazione di carità sono in lista d'attesa, mentre lievitano le richieste di quantitativi anche da parte di chi ritira con regolarità. Il valore totale dei prodotti distribuiti ha superato, appunto, i 13,5 milioni di euro.
«Ciò è possibile perché anche noi per molti versi operiamo come un'impresa; moltiplichiamo il valore di ciò che ci viene donato e che altrimenti costituirebbe un costo per stoccaggio e smaltimento», spiega Adele Biondani, presidente del Banco Alimentare Veneto Onlus che l'altra sera, nella sede di via Torricelli, a Verona, affiancata dalla vicepresidente Tiziana Recchia, ha chiamato a raccolta il mondo dell'imprenditoria e delle professioni scaligere per raccontare la realtà di volontariato che guida e che si fa carico anche dei bisogni espressi dalle vicine province lombarde di Mantova e Brescia.
Le aziende donatrici - fanno sapere dal Banco - possono anche accedere a detrazioni fiscali, con vantaggi immediati sui bilanci delle loro attività. Infine, altri due fattori che contribuiscono alla creazione di valore sono rintracciabili nel lavoro svolto dai volontari e nell'abbattimento dei costi socio-assistenziali generati dall'intervento effettuato. Ecco dunque determinato l'effetto moltiplicatore. Messaggio che ha fatto breccia tra i capitani d'azienda accorsi alla cena organizzata dall'opera di carità ramificata in 21 associazioni italiane, alla quale ha partecipato anche Andrea Giussani, presidente nazionale. Presenti, tra gli altri, Giulio Pedrollo presidente di Confindustria Verona, Pier Francesco Saviotti amministratore delegato di Banco Popolare, Arturo Alberti presidente di Api Verona, Giuseppe Riello alla guida della Camera di commercio, Fortunato Serpelloni numero uno di Ance scaligera, Cinzia La Rosa veronese al vertice di Piccola industria di Confindustria Veneto. E ancora Silvia Nicolis, a capo della sezione turismo di Confindustria locale, Denis Faccioli, consigliere delegato della confederazione per il Villafranchese, Massimo Ferro, Claudio Valente, presidente di Coldiretti e vice di Calv, il Consorzio agrario lombardo veneto, arrivato «per capire come possiamo dare una mano con pasta, ma anche con ortaggi e frutta», dice.
«Chiedo alle imprese di investire su di noi tempo, professionalità e denaro per renderci ancor più operativi. Ogni scatola che vedete stoccata in magazzino è solidarietà che andrà a buon fine», garantisce Biondani, che chiama Pedrollo ad intervenire. «La situazione economica è disastrata e i nuovi poveri sono in aumento. In questo scenario rimaniamo sconvolti dagli esiti di inchieste come quella sul Mose e siamo tentati a concludere che il nostro è un Paese malato», dice. «Ma poi veniamo a contatto con realtà come questa e torna la speranza. Come imprenditori dobbiamo impegnarci a fondo per creare occupazione e ricchezza».


Valeria Zanetti