Tagli Aiuti Alimentari UE. Poveri d’Europa affamatevi

 
Merita attenzione la campagna condotta in Italia da diverse associazione del Terzo Settore per garantire la sopravvivenza del Programma europeo di aiuto alimentare agli Indigenti. Che dal 1987 sostiene le strutture caritatevoli di 20 Paesi UE, fornendo queste dei viveri necessari da distribuire alle persone più bisognose. Sebbene, infatti (causa la crisi) sia aumentato il numero dei poveri nel Vecchio Continente, presso le istituzioni comunitarie si sta consumando un duro confronto per evitare la riduzione dei fondi di questo basilare strumento di assistenza.
 
La partita si giocando su più livelli: economico, politico e giuridico. Il confronto è principalmente tra una minoranza agguerrita di 6 Paesi, capitanati dalla Germania (Svezia e Olanda, Regno Unito, Danimarca e Repubblica Ceca), che premono per sostenere il Programma solamente con le produzioni eccedenti dell’agricoltura europea (che sono sempre minori). Mentre, dall’altra parte, troviamo la maggioranza dei Paesi aderenti al Programma (tra cui l’Italia, Francia e Polonia), favorevoli a finanziare lo stesso anche con una minima parte dei soldi destinati alla Pac (Politica Agricola comune). E’ superfluo sottolineare che i “Paesi di minoranza” sono anche coloro che beneficiano di meno del Programma, stando meglio e avendo previsto un sistema di assistenza ai poveri gestito direttamente dallo Stato e no da Enti di beneficienza. L’argomento principe di questa minoranza di blocco (sostenuto anche dalla Corte Europea) è che i fondi del Programma di aiuto non dovrebbero provenire dalla Politica Agricola ma dai Fondi europei destinati al sociale.
 
Tanta coerenza rischia però di seppellire il principio di solidarietà e di lasciare senza soldi uno strumento che punta direttamente alla coesione sociale dell’Europa, uno degli obbiettivi principali dell’UE. Sul tavolo della Commissione è pronto già da tempo un nuovo Regolamento che permetterebbe al Programma di essere sostenuto sia attraverso le eccedenze alimentari prodotte dai Paesi UE (come è stato per molti anni), sia attraverso l’acquisto diretto dei prodotti necessari sul libero mercato (come è avvenuto in via temporanea solo dal 2008).
 
Paradossalmente infatti l’accresciuta volatilità dei prezzi delle derrate alimentari: da una parte ha ridotto la quantità delle scorte eccedenti e dall’altra ha messo a repentaglio la sicurezza alimentare dei cittadini indigenti, rendendo più costosa l’acquisto dei prodotti sul mercato. Per ora la minoranza di blocco è riuscita a congelare, con il suo veto, l’approvazione del Regolamento, e il Programma europeo di aiuto alimentare agli Indigenti ha già visto ridurre il suo budget: da un ammontare di 500 milioni di euro annui a soli 113 milioni (un taglio del 77,4%)