Emergenza Alimentare Italia / In Toscana sono poveri 15.585 bambini. Le famiglie chiedono aiuto per mangiare

 

In Toscana ci sono 1.803 bambini in più senza cibo rispetto ad un anno fa. Una crescita che porta nella regione a 15.585 il totale dei piccoli tra gli zero e i cinque anni appartenenti a famiglie indigenti che hanno ricorso alle mense per i poveri o hanno chiesto il pacco alimentare. Un dato shock che emerge dall'analisi compiuta da Coldiretti Toscana dei dati contenuti nel dossier "Le nuove povertà nel Belpaese. Gli italiani che aiutano", diffuso in occasione dell'ultimo Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione a Cernobbio.
Il dato più generale dice che, negli ultimi tre anni, in Toscana il numero dei "nuovipoveri", ovvero le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare e sopravvivere, è aumentato di 34.096 e ha
portato a quota 155.000 le persone che sono rivolte alle organizzazioni no-profit per ricevere pacchi alimentari o pasti gratuiti.
Ma il dato impressionante è quello dell'ultimo anno: rivela una percentuale davvero eccezionale di bambini tra coloro che, per mangiare, hanno dovuto chiedere aiuto agli enti di carità nell'ambito dei piani Agea.
Se infatti, a livello generale, in dodici mesi la Toscana ha fatto registrare variazioni meno pesanti rispetto alle altre regioni con 3.366 cittadini entrati nella condizione di povertà, si scopre che più della metà di questi sono purtroppo bambini: il 53% dei toscani passati dalla condizione di sussistenza a quella di indigenza nell'ultimo anno hanno infatti al massimo 5 anni. I bambini considerati indigenti erano 13.779 nel 2012, un anno dopo risultavano 15.582. «Un dato - commenta
Coldiretti - prodotto dalla pesante crisi economica che si è abbattuta sulla regione che ha portato al conseguente crollo dell' occupazione e della capacità delle famiglie di procurarsi l'essenziale per far crescere i propri figli».

Secondo la stima elaborata da Coldiretti, gli aiuti alimentari promossi nella nostra regione da Agea, attraverso le organizzazioni riconosciute e le loro strutture periferiche (Croce Rossa Italiana, Caritas Italiana, Fondazione Banco Alimentare, Banco delle Opere di Carità, Associazione "Sempre insieme per la Pace", Comunità di Sant'Egidio), raggiungono nel 2013 quota 5 milioni tra pasti gratuiti in mensa o in residenza e distribuzione di pacchi di prodotti alimentari. «Una tipologia di aiuto, quest'ultima - secondo l'associazione degli agricoltori - che rispecchia le aspettative dei "nuovi poveri" come pensionati, disoccupati recenti, famiglie con figli piccoli».
Per una forma di pudore, ma anche logistica, si preferisce un aiuto da consumare tra le mura domestiche che non portare i figli a mangiare nelle mense dei poveri. In più - aggiunge Coldiretti «l'aumento della condizione di povertà generale ha prodotto un effetto "solidarietà" da parte delle famiglie "fortunate" e senza problemi di natura economica.
Nel corso del 2013 il 15% delle famiglie ha offerto aiuto alimentare ai più bisognosi». Per quanto riguardala tipologia di cibo offerto i formaggi rappresentano circa il 28% in valore, seguiti da pasta e pastina per bimbi e anziani, dal latte con il 14%, dai biscotti (12%), dal riso (8%), dall'olio di girasole (6%), dalla polpa di pomodoro (4%) e, a seguire, legumi, confetture e farina.

 

Fonte: La Repubblica ed. Firenze (9/11/13) - di Maurizio Bologni