Emergenza Alimentare Italia / Ventimila nuovi poveri al Banco Alimentare

 

Sono riusciti a coinvolgere la mensa aziendale di Gucci, quella della Nuova Pignone, di Galileo e Autostrade spa. Ora sono in trattativa con la mensa aziendale di Ferragamo. Un recupero certosino di migliaia di pasti, tutti i giorni. Dai cassonetti alle tavole di chi è in difficoltà economica.
Eppure, la lotta allo spreco appare impari di fronte alla crisi economica in Toscana se si sta ai dati del Banco alimentare, riferimento per 570 associazioni attive su tutto il territorio regionale: dall'anno scorso a quest'anno, infatti, il numero delle persone che si rivolgono alla onlus di Firenze è aumentato del 26,6%, di un
quarto bello preciso.

Nel 2012 erano 80mila le persone che, almeno una volta al giorno, mangiavano grazie al Banco alimentare; quest'anno - conferma il presidente, Leonardo Carrai - sono già 101.300. E il numero non è destinato a scendere «perché alla mensa gestita dalla Caritas, anche a Firenze, vediamo tanti mariti separati e molte famiglie di persone dove basta una malattia improvvisa o la perdita saltuaria del lavoro per mandare in crisi le finanze». Quello che, invece, è destinato a calare è la quantità di cibo che il Banco (e non solo) potrà distribuire dal 2014. Da gennaio, verrà dimezzata. Oggi l'associazione garantisce 3 milioni e 143mila
chili di generi alimentari agli assistiti in Toscana: il 54% grazie al Programma europeo di aiuti
agli indigenti, operativo dalla fine degli anni Ottanta per il riutilizzo
delle eccedenze agricole.
Ora è stato cancellato e dal prossimo anno, anche in Toscana ogni persona in difficoltà dal Banco alimentare potrà ricevere 15 chili di generi alimentari, invece degli attuali 32. Un problema da non sottovalutare, soprattutto se si pensa - aggiunge Paolo Dell'Ama, presidente della cooperativa di pesca Venere di Piombino che dal prossimo anno diventerà più complicato anche evitare lo scarto del pesce: «Tutto il pescato sotto misura che verrà tirato su o quello di scarso valore commerciale secondo le nuove normative europee saremo costretti a smaltirlo come rifiuto».
Nessuna possibilità di ributtarlo in mare. E tutto da vedere se
potrà essere trasformato in altri prodotti. La linea seguita in questi ultimi anni dalla coop Venere che ha attrezzato uno stabilimento alimentare per preparare sott'olii, sughi, pesce sottovuoto con il pescato invenduto.
C'è anche il ristorante che (in estate) serve a consumare quello che è stato pescato, riducendo quasi a zero lo scarto alimentare: «Una percentuale importante, soprattutto per le barche più grandi le paranze che spesso quando tornano possono avere problemi con il pescato sottomisura, oltre che per il pesce dimenticato che ha poco mercato, dagli zerri alle boghe». Eppure si tratta di materia considerate prelibale nelle diete di molte famiglie che, per problemi di bilancio, si stanno riducendo solo a un piatto, magari abbondante, di pasta.

 

Fonte: Il Tirreno (20/10/13)