Mille invitati alla cena organizzata a Torino per i bisognosi

 
Quando l’idea è stata pensata, circa venti giorni fa, realizzarla sembrava una pazzia. Ipotizzare una festa in grande stile - la prima in Italia - destinata a un migliaio di persone, senza tetto, cassintegrati, pensionati che campano con la minima, laureati in cerca di occupazione, stranieri precari, far cucinare per loro piatti prelibati da grandi chef stellati e poi chiamare a servire ai tavoli volontari e «personalità» torinesi, sembravano pensieri in libertà, legittimi ma impossibili da mettere in pratica.

Almeno per la fine dell’anno ancora in corso. Invece le cose sono andate diversamente e il progetto del sindaco Fassino, dell’assessore Braccialarghe e del presidente del Banco Alimentare del Piemonte Roberto Cena, ha preso forma ieri sera al Palaolimpico: cento tavoli, mille invitati, cinquanta associazioni di volontariato coinvolte, tre cuochi rinomati, quindici maestri cioccolatieri, cinque metri di albero di Natale fatto di panettoni - con lo zabaione o con la crema, quindi senza liquore, per gli ospiti di fede musulmana - stoviglie di ceramica, calici di vetro e uno spettacolo di balli e musica. Tutto come pensato. La serata è incominciata alle sette, ma i primi ad arrivare si sono presentati un’ora prima: italiani schiacciati dalla crisi e stranieri con lavori saltuari e pagati in nero. Persone che gravitano attorno alle associazioni di volontariato, laiche e religiose, dalla «comunità di Sant’Egidio» alla «consulta delle persone in difficoltà» da «Donne e Futuro» ad «Asili Notturni», «L’idea - spiega l’assessore alla Cultura Braccialarghe - è maturata all’interno dell’iniziativa "Natale con i fiocchi". Abbiamo pensato a un programma di alto livello per rendere omaggio ai meno fortunati.

Volevamo che per una sera fossero loro gli ospiti d’onore, i primi cittadini». L'organizzazione lampo è stata realizzata da uomini e donne che da due settimane si spostavano da e verso l‘Isozaki per allestire una super cucina all'esterno - sotto 75 metri di tenda - e predisporre l’accoglienza all’interno. «È un modo per sdebitarsi - dice Cena nel trambusto dei preparativi - non per ripulirsi la coscienza. Le persone che hanno ricevuto molto dalla vita è giusto che rendano protagonisti gli altri. Le feste di Natale sono il punto di partenza. Non si possono fare passi indietro solo in un periodo dell’anno».

La meta dei grandi eventi, quella dei nomi della musica e dello spettacolo, abituata a luci stroboscopiche e casse acustiche, ieri è stata ceduta gratuitamente per accogliere un galà benefico ma di lusso. Prima il discorso del vescovo Nosiglia, poi il sindaco in giro per i tavoli, quindi i volontari a servire con personaggi della politica, dell‘impresa e della cultura torinese. Tutti indossavano grembiuli con un auspicio a tema: «Auguri ai mille». «È stato curato ogni dettaglio - dice il presidente del Banco Alimentare - perché la bellezza restituisce dignità e non può essere appannaggio dei ricchi. Questo non esclude il cibo: dev'essere di buona qualita e proposto in modo gradevole. I nostri ospiti, per esempio, hanno bevuto Barolo in bicchieri di vetro. Volevamo una cena speciale, unica, dedicata a chi non ce la fa, a chi crede di non avere più speranze. Lo scopo è far capire che non è così, che ci sono le associazioni e che c’è la città accanto a loro. Noi soli non li lasciamo».
 

Chi sono i 4 chef che hanno cucinato
 
Più che quattro chef sono quattro moschettieri: Stefano Gallo del ristorante «Barrique» a Torino, Giovanni Grasso e Igor Macchia della «Credenza» a San Maurizio Canavese, e Mariangela Susigan della «Gardenia» a Caluso, cuochi stellati che hanno passato giorni a preparare flan di cavolo, fonduta, risotto mantecato al peperone rosso, manzo lesso con lenticchie, zabaione e crema per mille persone. A poche ore dalla serata sono un‘overdose di entusiasmo. Sì accavallano, fanno battute e ridono. «Prima di tutto - attacca Gallo - ringraziamo il Comune, il Banco Alimentare e le tante aziende che ci hanno donato ì loro prodotti. Il resto l'hanno fatto gli ospiti apprezzando».
L’impegno e la fatica: «Farci il mazzo – dice Grasso - è il nostro lavoro, non ci spaventa. Quando ci è stata proposta l’idea nessuno ha avuto tentennamenti». I quattro nella cucina da campo sono così naturali nel modo di porsi e di parlare che accusarli di retorica è praticamente impossibile: «E una festa - aggiunge Macchia - nessuno di noi si sente giudicato, abbiamo scelto piatti semplici per rispondere ai gusti di tutti». Cibo di prima qualità che rispecchia i più alti livelli di gastronomia. Ma ciò che più contava, ieri sera, è stato l’incontro: «Veniamo spesso accusati - riparte Grasso - di essere troppo distanti dalle persone comuni. Cosi abbiamo rotto uno stereotipo: siamo andati incontro ai meno fortunati.
L’abbiamo fatto con una gioia immensa», Una prima volta per tutti: «Non avevamo mai partecipato a un evento simile - ammette la Susigan - il nostro impegno è un piccolo gesto con cui non abbiamo risolto il problema ai torinesi in crisi, che non ce la fanno più nemmeno a fare la spesa. A questo deve pensare la politica. Noi ci solo auguriamo che il nostro passo sia l'inizio di più consapevolezza».
 
In allegato l'articolo completo da La Stampa oltre a Cronoca Qui Torino, Repubblica ed. Torino e La Voce del Canavese oltre alla video intervista del Vescovo Nosiglia durante l'evento stesso

Fonte: Elena Lisa - La Stampa