GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE 2013

 

La crisi si sente e si vede. In un freddo sabato di novembre, davanti ad un supermercato del centro. O di periferia. Non cambia molto. Si vede nei volti di chi, donandoti la spesa, vuole quasi giustificarsi perchè non può dare più di un pacco di pasta. Si tocca con mano. Stringendo la mano e ringraziando ciascuno. Perché quel gesto vale più del contenuto della busta.

«Gesù sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva per vivere”».
In questa giornata abbiamo rivissuto questa parabola. A volte notando che, chi magari avrebbe potuto, non ha dato nemmeno il superfluo. Mentre tanti altri hanno dato anche ciò che gli serviva per vivere. 

In questo momento di incertezza in cui il governo deve ancora decidere sul futuro degli aiuti alimentari, e dunque della vita di milioni di persone in difficoltà, possiamo scorgere uno spiraglio di speranza. C’è ancora chi condivide quel che può, chi sente il problema degli altri come il proprio. Come diceva don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio… Non vedremo sbocciare santi finchè non ci saranno giovani e adulti che vibrino di dolore e di fede pensando a chi soffre e vive nel bisogno. La fede non è qualcosa da infilare alla prima occasione nei discorsi ma un modo di vivere”. In un periodo in cui l’indifferenza e l’individualismo sembra farla da padrone, abbiamo visto tanti giovani e adulti che, insieme, si sono mossi, senza se e senza ma, con l’audacia di chi sfida il mondo con la sua ferita, con la ferita di un cuore che ancora vibra “pensando a chi soffre e vive nel bisogno”.

In Campania sono state raccolte 289 tonnellate di alimenti. Più o meno quanto lo scorso anno anche se i punti vendita aderenti sono passati da
387 a 483. Quindi, in ogni singolo punto vendita, è stato raccolto meno cibo. Ma anche tantissima umanità. E’ cresciuto il numero di volontari. Oltre 5200 quest’anno. E’ un segno di viva speranza, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, in cui il futuro della nostra opera è messo a dura prova da un lato dalle decisioni di chi ci governa (che attendiamo con fiducia) e dall’altro dall’esaltazione di isolati e spiacevoli comportamenti di qualcuno che produce, come unico risultato, quello di seminare e diffondere sentimenti di sfiducia e rassegnazione. Come se in giro non ce ne fosse abbastanza! Ma noi ci siamo. E continuiamo con passione il nostro lavoro rincuorati dallo spettacolo che i nostri occhi hanno visto e le nostre mani hanno toccato.

Uno dei militari che, dopo l’intera giornata passata con i nostri volontari, a mezzanotte è arrivato al magazzino del Banco, scaricando un camion dell’Esercito carico di cibo, ci ha detto: “Non immaginavo esistesse un’opera così. Di questa giornata conserverò i vostri sguardi stanchi e lieti. In fondo come il mio di stasera. Voglio rivedervi”. Un grazie infinito a chi ha accettato ancora una volta questa sfida, per sé e per il mondo. A tutti i volontari che si sono coinvolti e a tutti quelli che hanno donato. Si può ripartire da piccoli gesti che ci rendono più grandi. Grandi, cioè adulti. Perché adulto è un uomo che domanda.

La Colletta ci costringe a domandare per noi stessi e per chi ha bisogno. Proprio in un momento in cui domina lo scetticismo e la sfiducia possiamo dire di essere tornati a casa grati per il dono che, donando, abbiamo ricevuto. Perché non c’è dono più grande che avere amici in grado di sostenere la speranza nostra e di tutti i nostri fratelli uomini. Ancora una volta il protagonista non è stato il cibo ma la persona.