LA COLLETTA ALIMENTARE IN CAMPANIA

 

  

  

Davanti al supermercato per una giornata intera, o al magazzino del Banco Alimentare Campania fino alle 4.30 del mattino, consegnando una busta o mettendo a posto la enorme quantità di cartoni che cominciavano ad arrivare sin dalla mattina. Ciascuno ha dato il suo contributo, ciascuno ha portato il suo mattone per costruire la grande cattedrale che è il proprio cuore, qualcosa in più di un imponente gesto di carità che coinvolge in un solo giorno 120.000 persone.

Si, perché non c’è nulla di più grande della nostra persona, costretta, da un gesto apparentemente semplice e banale, a riscoprirsi bisognosa, povera, messa lì, di fronte a centinaia di sconosciuti, a fare la cosa più naturale e sempre più difficile: domandare.

Così non fai in tempo ad incassare il no di chi, di fronte alla crisi non fa altro che imprecare ed indignarsi, che un uomo distinto, col suo sacchetto, ti bussa dietro la spalla per consegnartelo dicendo: “Ho perso il lavoro, sono in cassa integrazione e ricevo anche io il pacco da qualche mese. Ma oggi è il giorno in cui bisogna dare, non ricevere”.

Tanti ragazzi coinvolti, moltissimi incontrati grazie all’impegno di alcuni giovani che, dopo aver perso tre amici in un incidente stradale, hanno costituito un’associazione, XV Maggio e ci hanno permesso di proporre la Colletta ad oltre mille ragazzi dell’Umberto, un importante Istituto di Napoli. L’esempio più semplice di come, anche una tragedia può essere la sfida per un cambiamento. E così è avvenuto in tantissime altre scuole, il Sacro Cuore, il Verna, la Scherillo, il Pansini. Ragazzi con gli occhi sgranati davanti una proposta semplice e decisa. Oppure l’incontro con i ragazzi di Porto Franco: “Abbiamo bisogno di mangiare, di essere aiutati a studiare e abbiamo bisogno di essere felici… e questo non ce lo possiamo comprare, c’è bisogno di qualcuno che ce lo doni”.

Sin dal mattino vedi un popolo che si muove di fronte ad un invito, un popolo in cui ci sono tutti, poveri e ricchi, bisognosi e potenti. Perché la Colletta è davvero un gesto per tutti. Il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che, messa la pettorina, sta davanti al supermercato con i giovani dell’Istituto Sacro Cuore. Prima di andare via mi prende sotto braccio e mi dice: “E’ sempre commovente vedere la passione in ogni cosa che fate, una passione che trasmettete anche a me”. Oppure il Presidente della Camera di Commercio di Napoli, Maurizio Maddaloni, che, invitato la stessa mattina all’incontro della CISL, ad un certo punto, in pubblico, al termine del suo intervento, dice a Bonanni: “Adesso però devo lasciarvi perché devo andare a fare una cosa molto importante: la Colletta Alimentare! Che senso ha fare il presidente della casa delle imprese se non si ha a cuore il benessere del popolo?”. E così anche il Presidente della Camera di Commercio di Caserta: “Quando ho incontrato voi ho capito cosa vuol dire avere a cuore il bene comune”. A Salerno anche il Presidente della Provincia Cirielli e l’assessore Ciccone hanno aderito alla Colletta Alimentare: “Sostenere voi significa qualcosa in più che sostenere le tante persone che aiutate. Significa sostenere uomini che hanno il desiderio di costruire in un momento difficile come questo”.

Torno al magazzino e vedo lì una decina di ragazzi di colore ad aspettare che arrivino i furgoncini per scaricare. Penso tra me e me: “Ma chi li ha mandati qui?”. Mi si avvicina Donatello, professore universitario a ingegneria, e mi dice: “Sono dieci ragazzi indiani. Sono stati scelti tra i 3000 ragazzi più bravi del loro paese e sono qui per uno stage. Ieri li ho invitati a fare la Colletta con me”. Parlavano solo in inglese. Ho scambiato quattro chiacchiere. Per il resto, mentre scaricavano le scatole dai furgoni, continuavano a dire a tutti, col sorriso : “Thank you, thank you…”.

Comincia la serata ed il gioco si fa duro. Sono ormai tantissimi i furgoni in fila da scaricare. Pasta e ceci e fagiolata con porcini per tutti. Un bicchiere di vino per ingannare il freddo nell’attesa del proprio turno.

C’è anche la TV della Diocesi di Salerno. Il Vescovo ha voluto che venisse al Banco di sera per riprendere quello che accadeva. “Cos’è la Colletta Alimentare? Andate lì stasera a vedere”.

La giornalista arriva per una intervista ma poi resta un’ora a riprendere, come calamitata da quello spettacolo. La incrocio dicendole: “E’ ancora qui? Ma non doveva andare via presto?”. E lei: “E’ passata un’ora e non me ne sono neanche accorta!”.

Ad un certo punto regna la classica confusione organizzata, di cui noi ormai siamo specialisti.

Ma bisogna fermarsi. Luisa, dalla mattina davanti al supermercato, viene da Acerra e, invece di tornare a casa con gli amici, ha portato tutti al Banco per festeggiare i suoi trent’anni scaricando cartoni. Bisogna almeno tagliare la torta! Allora tutto in pausa, come un film, per alcuni minuti. “Tanti auguri… Tubiki…”. E poi di nuovo play, al lavoro ancora più commossi di prima.

Sono le 4.00 del mattino ormai. Siamo in dirittura d’arrivo. Ma chi ha lavorato senza mai fermarsi ha fame. Allora spaghettata per tutti. Mancano i piatti, ne sono finiti più di cinquecento! Allora tutti a mangiare nella stessa pentola, perché, alla fine di una giornata così, si può condividere anche una pentolaccia di spaghetti.

Ma non è finita. Tra le tante interviste che la giornalista ha fatto durante la serata, mi ero accorto che anche il grande Giannino, in pensione da un po’ di mesi ed ogni giorno al Banco per aiutarci, era stato intervistato. Giannino è un uomo di poche parole. “Mi ha chiesto perché venivo qui, cosa ci trovavo. Ho detto solo che ho trovato una grande casa ed una famiglia allargata”.

Allargata, come il nostro cuore, ancora una volta cambiato. La bellezza cambierà il mondo. Davvero possiamo ripetere, come don Giussani, che le forze in grado di cambiare il mondo sono le stesse in grado di cambiare il cuore dell’uomo.

Si contano le tonnellate. Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo superato quota 300!

Prima di chiudere ed andare a letto, mi rivengono in mente le parole che Gesù disse ai suoi amici, di ritorno, a due a due, dai villaggi della Galilea dove avevano compito miracoli in nome suo: “Non rallegratevi perché avete compiuto grandi opere… rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nel cielo”.

Così con questa gratitudine possiamo andare a letto, stanchi morti, ma più certi e contenti.

                                                                                                                                               Roberto Tuorto