#Colletta20: Grazie Iper Battocchio!

Capita a volte che a spulciare tra i numeri si scoprano storie, pezzi di vita, testimonianze che hanno dell’incredibile. È successo così anche per la Colletta Alimentare. Tra i mille numeri di Card vendute, denaro raccolto e poi trasformato in generi alimentari esce d’improvviso qualcosa che subito stupisce. Iper Battocchio di Romano d’Ezzelino in provincia di Vicenza: 650 euro raccolti per ognuno dei 18 giorni di colletta. Tre volte tanto la media giornaliera delle grandi insegne nazionali.

Un errore? No, tutto vero. Era ovvio cercare di capire come è stato possibile, quale grande segreto si celasse dietro a questo successo. È bastato fare quattro chiacchere con i protagonisti per capire che segreti non ce ne sono. Semplicemente quando si mette in campo il cuore, nulla è impossibile. Gigliola Battocchio responsabile dell’Iper. Accanto a lei la madre Mariuccia, 80 anni, la fondatrice. E poi Lisa la capo commessa. Sembra una storia d’altri tempi, ma è storia di oggi.

Una volta questo era un negozietto di paese, quei posti dove puoi trovare di tutto. Posti dove quando entro ti senti dare del tu e c’è qualcuno che ti chiede come stai. Il negozietto in 55 anni di storia è cresciuto, si è adeguato ai tempi fino a diventare un Iper. Ma non è cambiato niente per chi ci lavora e per chi va a fare acquisti. “Il rapporto personale, il servizio al cliente, è nel nostro Dna- racconta Gigliola. I rapporti con i nostri clienti si sono costruiti in 55 anni di attività. Questo era un negozietto che è cresciuto ma sempre mantenendo un rapporto famigliare con la gente. Mia madre conosce le persone, i loro problemi e ha trasmesso a noi questi valori questo modo di stare davanti ai clienti. Ci sono dipendenti che sono con noi da 30, anche da 40 anni e sono cresciuti anche loro in questo modo”.

E così, tutta questa storia, si è intrecciata da tanti anni con quella del Banco Alimentare. La Colletta è sempre stata un gesto da condividere perché, come dice ancora Gigliola – quando sentiamo che una cosa è da fare, la facciamo fino in fondo con il cuore e questo lo trasmettiamo ai nostri clienti”. E il cuore mette in moto la fantasia, così necessaria quest’anno. “Ci siamo rese conto – racconta Lisa la capo commessa, che il Totem all’ingresso non sarebbe bastato. La gente entra all’Iper, ha fretta, magari è distratta e rischiava di non vederlo nemmeno. Così abbiamo creato un gruppo WhatsApp con tutte le cassiere e i cassieri a cui abbiamo inviato il video della Colletta per spiegare come funzionava e per informare sulle nuove modalità. Lo abbiamo inviato a tutti i capo reparto che a loro volta lo hanno inoltrato a tutti i loro collaboratori.

Abbiamo poi chiesto ad ognuno di loro di coinvolgere ogni cliente, con gentilezza ma senza insistenza. Il sabato 28 – quello tradizionale della Colletta – abbiamo avuto i volontari locali che all’esterno dell’iper informavano i clienti della nuova modalità. Le cassiere venivano aggiornate su come stava andando la raccolta tutti i giorni: in questo modo si sentivano coinvolte e spronate a fare ancora di più. Le Card erano presenti in ogni cassa per facilitare la comunicazione del gesto e non c’è stato bisogno di chissà quali parole. Bastava un sorriso perché la gente ha fiducia in noi, non ha bisogno di spiegazioni. Bastava chiedere e la gente aderiva”.

E poi c’è una storia che conta. “Già – ricorda Gigliola – la nostra amicizia con il Banco dura da 25 anni ed una storia che ha sempre coinvolto anche i nostri clienti. Ecco perché si fidano di noi; perché c’è questa storia che abbiamo vissuto insieme, di cui si sentono parte. Mi viene in mente una signora che non aveva abbastanza denaro per acquistare una Card. Era dispiaciuta. Ma il giorno dopo l’abbiamo vista tornare con 10 euro. Non voleva mancare a quel gesto. Straordinario no?”.

Già, straordinario. Così semplice e così potente. Prima che la Colletta partisse eravamo certi che in mezzo alle tante difficoltà in cui la pandemia ci costringeva, soltanto il cuore avrebbe reso possibile il successo. La storia dell’Iper di Romano d’Ezzelino sta lì a raccontarlo.