I nostri volontari, api laboriose

Api laboriose, si muovono tra pile di alimenti offerte dalla comunità europea e dalla generosità di gente comune, nelle circostanze della raccolta della Colletta Alimentare. 

Si definiscono “diversamente giovani”. Sì, perché all’anagrafe hanno una età superiore a quella che li anima volontariamente in favore dei più bisognosi. 

Donano il proprio tempo e le proprie risorse, rappresentate da braccia forti e grande capacità organizzative.

Provengono da diverse esperienze lavorative, molti sono in pensione e potrebbero gustarsi un meritato riposo, dopo tanti anni di lavoro, ma preferiscono adoperarsi per il bene altrui. 

Il Banco Alimentare è una organizzazione senza datore di lavoro, ne sindacato, ne cartellini da timbrare. Tutto funziona perfettamente, un modello unico nel suo genere: diritti e doveri non vengono enunciati, imposti sbandierati. 

Provvisti di semplici, ma utili ausili di lavoro (vestiario, guanti, scarpe antinfortunistiche e mascherine, da loro stessi acquistate), coscienti che il pericolo può essere incombente, non rischiano. Ogni movimento è misurato e calcolato. Vi è rispetto per persone e cose; nulla va sprecato, tutto viene usato e riciclato.

Vivono dell’allegria di condividere, di stare insieme; i loro occhi, sorridono sempre, le loro voci raccontano di un legame di profonda amicizia tra loro. Scherzano mentre faticano non poco, nel caricarsi pesi di qualche kg, ma non si lamentano. Sanno che quello che loro stanno caricando verrà accolto dalle braccia bisognose di famiglie in difficoltà economica. 

La solidarietà gratuita è un grande valore etico economico ed educativo. Le definirei le 3 E. 

In questo tempo di pandemia, anziché decelerare nel loro impegno per timore di contagiarsi, ne hanno aumentato la disponibilità con la loro presenza, coscienti che la popolazione dei meno abbienti, è cresciuta a dismisura; le famiglie in difficoltà sono molte, anche in questo laborioso e ricco nordest. 

Ho iniziato solo da un mese questa mia nuova esperienza. Opero presso il magazzino del Banco Alimentare a Vigonza. Sono forse tra i più giovani della famiglia di volontari, ma mi sento già uno di loro, come fossi da tempo con loro. Ne vado orgoglioso; quando finisco il turno, ritorno verso casa, magari un po’ stanco, provo un senso di benessere per quello che ho sperimentato. Leggo negli occhi dei referenti delle tante associazioni della provincia che si presentano per ricevere bancali di prodotti alimentari da consegnare a persone bisognose, la gioia e la riconoscenza per quello che facciamo. 

Siamo una realtà silenziosa che produce molto in modo concreto, specie in questo tempo. 

Si parla poco di queste realtà: un sommerso che opera sotto traccia, ma con efficacia. 

Grazie, è la parola più giusta. Un grazie che va in tutte le direzioni, va da noi a loro, e da loro ritorna a noi.

Quel grazie gratuito, che porta con sé un valore immenso.