I numeri della sostenibilità: le industrie!

Nei primi anni di attività di Banco Alimentare in Italia il recupero di alimenti era rivolto unicamente alle industrie alimentari. La scelta era motivata da due fattori: l’incontro con Danilo Fossati, fondatore della STAR, e il fatto che alla fine degli anni 80 l’industria alimentare era in una fase di grande evoluzione.

 

Danilo Fossati ci aiutò insegnandoci a conoscere i meccanismi che all’interno di una fabbrica generavano eccedenze e ci permise di incontrare altre aziende sapendo come meglio presentarci e offrire la nostra proposta di recupero delle eccedenze. Capimmo che non andavamo a chiedere un favore ma ad offrire un valore aggiunto alle aziende alimentari che ottenevano in particolare dei benefici economici: riducevano i costi di magazzino e i costi di distruzione.  L’altro fattore che giocava a nostro favore, in quegli anni, era la produzione di nuovi prodotti alimentari e la revisione della produzione a causa dell’assorbimento delle aziende locali da parte delle multinazionali del settore.

 

In Italia l’industria alimentare era, ed è tutt’oggi, un comparto trainante dell’economia italiana con un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, con quasi 390.000 addetti e 60.000 imprese. Nell’industria di trasformazione le eccedenze prevalentemente vengono generate nella fase di imballaggio, per danni accidentali o malfunzionamenti tecnici, difficili da evitare. Inoltre le eccedenze che si creano sono anche riconducibili a difetti in termini di peso o forma, al superamento della “sell by date” interna o a un’errata previsione della domanda, a errori nella pianificazione della produzione, a rimanenze di prodotti a marchio del distributore e rimanenze di prodotti promozionali.

 

Tutte queste inefficienze non vanno però ad inficiare la sicurezza igienico sanitaria e il valore nutrizionale degli alimenti.

Fino a pochi anni fa il quadro che emergeva dall’analisi delle pratiche di gestione delle eccedenze mostrava tentativi di riduzione dello spreco alimentare però, se da una parte circa il 35% dell’eccedenza era donato a organizzazioni non profit esisteva ancora un 32% di prodotti alimentari che non venivano recuperati per scopo sociale. I motivi erano diversi: valutazioni economiche, rischi di immagine, modalità di generazione dell’eccedenza alimentare, carenze gestionali.

 

Gli elementi chiave che hanno portato a un maggior recupero di eccedenze sono stati: misura della quantità di eccedenza generata e della quota parte di eccedenza che diventa spreco, definizione di quante e quali alternative attivare in caso di eccedenze, coordinamento tra le diverse funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione dell’eccedenza e in ultimo collaborazione programmata con le Organizzazioni Non Profit con cui si intende interagire.

 

La collaborazione tra aziende e organizzazioni non profit e l’entrata in vigore della legge 166/16 hanno incoraggiato molte aziende ad optare per una gestione più efficiente delle eccedenze a vantaggio della food donation.

 

Nel 2018, Banco Alimentare ha recuperato dalle industrie alimentari 18.082 tonnellate di alimenti e bevande. Molto ancora si può recuperare. Siamo certi che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta.