Intervista a Vittore Mescia Responsabile Operation

Oggi abbiamo chiesto a Vittore Mescia, responsabile Operation di Fondazione Banco Alimentare, un confronto sulle stime dei risultati della rete Banco Alimentare nel 2022. 

Gli abbiamo chiesto una valutazione sull’andamento di alcuni canali di approvvigionamento e sulle fonti da cui invece provengono gli aiuti europei, la Colletta e le altre donazioni di alimenti. 

 

“A livello generale, rispetto all’anno precedente si vede una leggera flessione del dato. Passiamo dalle 126.000 tonnellate raccolte nel 2021, che erano stato un “super” record per Banco Alimentare, a 112.000 tonnellate stimate per il 2022. Queste circa 10 mila tonnellate in meno, sono quasi tutte concentrate nel canale degli aiuti alimentari provenienti dal programma europeo FEAD. Infatti le dotazioni del 2022 sono state leggermente inferiori rispetto al 2021. Il calo non è dipeso solo da minori finanziamenti disponibili, ma anche dalla guerra in Ucraina che ha portato come conseguenza un innalzamento dei costi delle materie prime. Questo cosa ha generato? Che a parità di budget, la fornitura del singolo prodotto si è contratta del 30%-40%.Per esempio il costo del latte è salito, in sede di aggiudicazione, del 100%, quello della pasta del 45%, quello del tonno del 40% ecc. Per cui a parità di budget il quantitativo consegnato è stato in alcuni casi è stato molto inferiore rispetto alle consegne precedenti.

Una leggera contrazione si nota anche in altri canali. Solo un canale nel 2022 è cresciuto: quello della ristorazione. Tutti gli altri hanno avuto un leggero calo, concretizzatasi soprattutto nella parte centrale dell’anno (marzo_luglio). Fino a marzo le forniture erano regolari e abbondanti. Da marzo in poi due tematiche hanno inciso: il costo delle materie prime e il costo dell’energia. Questo si è ripercosso anche sulla gestione del recupero delle eccedenze, perché le aziende hanno ridotto le produzioni e cercato di ottimizzarle per far fronte ai costi crescenti. Questo ha prodotto un calo del prodotto eccedente a disposizione. 

Nonostante ciò, nella seconda parte dell’anno c’è stata una ripresa perché probabilmente l’economia si è stabilizzata e ha assorbito, almeno in parte, il contraccolpo.  

Tanto che i canali classici di recupero eccedenze – industria, la distribuzione, ortofrutta – hanno avuto un calo con percentuali davvero limitate. L’ortofrutta ritirata da Banco Alimentare è stata sostanzialmente uguale a quella dell’anno precedente. L’industria è calata dell’1% e la distribuzione generale è calata intorno al 3%. Percentuali su numeri importanti perché ad esempio nel caso dell’industria siamo rimasti sulle 16 mila tonnellate di prodotto recuperato. Mentre la distribuzione ha superato le 22 mila tonnellate di prodotto recuperato.

 

Detto questo, possiamo affermare che il 2022 sia stato un anno positivo, perché superare le 110 mila tonnellate significa avere una rete capace di movimentare quantitativi davvero importanti di prodotto. Pre-pandemia la media annua era di 70 mila tonnellate. Oggi abbiamo raggiunto un livello importante grazie agli sforzi della rete Banco Alimentare, livello che è soprattutto a beneficio dei destinatari finali. La media di alimenti pro capite è aumentata del 40%, al netto dell’aumento delle persone che hanno richiesto il sostegno. 

 

Quali sono le “lezioni” apprese questo anno?

Da una parte ci siamo resi conto che il mondo del recupero e delle eccedenze è condizionato da fattori esterni che sono quelli che toccano l’economia generale. Il tema, per esempio, dell’incremento importante dei costi delle materie prime e dell’energia, ha non solo toccato l’economia reale (delle aziende e dei cittadini) ma si è ripercosso anche sul tema del recupero con evidenti conseguenze. Con un paradosso contrario: ciò che tocca l’economia reale incide sulla capacità di spesa e sul tenore di vita delle persone, generando un aumento della povertà delle persone e portando a un calo di risorse per le stesse. Cioè aumenta la potenziale platea di persone bisognose da un lato, ma dall’altro si contrae la capacità di aiuto, perché le dinamiche economiche incidono anche su questo aspetto. questo ci fa pensare a come garantire nuove vie per incrementare la nostra capacità di recupero e di aiuto.

 

 

Ci daresti degli “highlights” per ogni canale? Quali traiettorie intravvedi nel 2023?

Siticibo rimane il canale di sviluppo più dinamico e con maggiori prospettive di crescita. E’ un canale che ha registrato quasi un + 300% negli ultimi anni, anche se nel 2022 ha avuto una sorta di stabilizzazione per l’assestamento post Pandemia. Durante la pandemia, Siticibo aveva rallentato per evidenti problematiche operative delle attività ma nel 2022 il tutto è ripartito profilando un ulteriore sviluppo per il 2023. Per quel che riguarda, invece, il tema dell’ortofrutta abbiamo anche un altro fattore critico: la siccità, il cambiamento climatico. L’ortofrutta è condizionata dalla capacità produttiva che è condizionata a sua volta da fattori di carattere climatico.  La siccità del 2022, che è presente anche ora, ha generato una diminuzione di alcune produzioni e questo ha portato una mancanza di prodotto a disposizione soprattutto nelle regioni maggiormente colpite da questo problema (es. Emilia Romagna). 

L’unico canale che nel 2022 è tornato a crescere è quello della ristorazione. Non siamo tornati a livello pre-pandemia, perché è stato il canale maggiormente penalizzato nel periodo Covid. Infatti tutta la ristorazione ha vissuto degli anni difficili per via delle chiusure, dello smartworking e del cambio di abitudini nelle persone. Dovremo studiare attentamente in futuro come evolverà questo mondo, per capire se il modello di recupero dalle mense oggi attivato è ancora valido o dovrà essere rimodulato. 

 

E La Colletta Alimentare?

Sul dato totale ha inciso in maniera importante il raccolto dalla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che nel 2022 è tornata in presenza senza particolari restrizioni. I risultati finali non sono ancora a livelli pre pandemici e abbiamo fatto qualche riflessione in merito. Probabilmente sono entrati in gioco vari fattori, in particolare l’inflazione che ha generato _ a parità di offerta o del desiderio di acquisto_ una diminuzione del potere di acquisto. A parità di budget, i quantitativi di prodotto donati sono diminuiti. I risultati raggiunto nel 2022 ci hanno comunque lasciati molto soddisfatti. 

 

Tornando al 2022 quali altre evidenze possiamo sottolineare?

Questo presentato è il quadro generale legato all’andamento del recuperato. Tutti i canali non hanno subito particolari contraccolpi. Il 2022 è stato un anno un po’ di transizione, dove tutto si è progressivamente stabilizzato garantendo una fornitura importante. Siamo curiosi di vedere se questa stabilizzazione nel 2023 andrà a rallentare o ad aumentare. 

 

Un’altra nota molto importante da dire è che l’offerta del Banco Alimentare non è solo di carattere quantitativo. Noi ragioniamo molto sul tema delle 112 mila tonnellate, sul numero, ma dobbiamo ricordarci che dentro questa capacità di aiuto, in particolare grazie l’aumento delle referenze legate alle forniture di aiuto alimentare e alla diversificazione delle fonti di recupero, è migliorata anche la qualità del mix di ciò che viene distribuito alle persone in difficoltà. Un mix molto più vario dove l’equilibrio alimentare è migliorato anche per garantire un tasso proteico adeguato e una varietà di prodotti che tocchino tutte le fasi dell’alimentazione, dall’infanzia alla terza età. 

Va ribadito che Banco Alimentare lavora con quello che riceve, non fa ordini ! Analizzando i dati e la tipologia di prodotti recuperati, ci siamo resi conto di essere riusciti ad offrire un mix vario ai destinatari finali. E questo è anche il risultato di un allenamento alla resilienza, alla flessibilità che come Rete Banco Alimentare abbiamo sviluppato in questi ultimi anni e indispensabile per adattarsi ai cambiamenti della realtà e del contesto in cui operiamo.