La Colletta Alimentare e il cuore di Luca

Abbiamo bisogno tutti i giorni di richiederci perché val davvero la pena di fare quello che facciamo. Soprattutto in questi giorni che ci separano dalla Colletta Alimentare. Ma di più in questo lungo periodo nel quale l’emergenza Covid ci ha costretti a reinventare il nostro lavoro, ha moltiplicato i problemi e la fatica. C’è una storia semplice ed insieme drammatica, potente nella sua essenzialità, che può davvero aiutarci a dissipare qualsiasi dubbio e a dare a tutti noi una straordinaria forza. Abbiate la pazienza di leggerla fino in fondo e capiremo perché.

Luca quattro anni fa scopre di avere un tumore e dopo una lunga e complicata operazione allo stomaco era apparentemente tornato alla normalità. “Già - racconta Fabrizio suo amico di vecchia data - ci ha fatto credere che l’operazione era riuscita e che non avrebbe avuto conseguenze di altro tipo se non tenere a bada i disturbi provocati dall’asportazione dell’intestino”. Così Luca, per quattro anni, fa credere a tutti che le sue continue visite in ospedale erano dovute a controlli di routine. In realtà non è così; il tumore che lo aveva colpito aveva ripreso in forma aggressiva. A luglio peggiora ulteriormente tanto da costringerlo ad essere alimentato con il sondino per tutta l’estate.

“Da settembre - ricorda Fabrizio - ha cominciato a stare sempre più male tanto da essere di nuovo ricoverato in condizioni talmente gravi da temere per la sua vita”. Luca invece, miracolosamente, si riprende, le sue condizioni migliorano, tanto che i medici gli prospettano la possibilità di poter trascorrere gli ultimi sei mesi di vita, a casa sua. Ma non sarà così. I limiti imposti dal Covid e le condizioni di salute della sorella che avrebbe dovuto ospitarlo, costringono Luca a restare ricoverato ancora in ospedale, senza poter ricevere visite. “Questa condizione di solitudine in cui Luca si è improvvisamente trovato - racconta ancora Fabrizio - e le sue condizioni fisiche che non gli permettono nemmeno di rispondere al telefono o di leggere un semplice WatthsApp, ha evidentemente preoccupato il suo medico che è riuscito ad autorizzare ad un non familiare, l’accesso in reparto”.

Luca chiede di chiamare Fabrizio, “Non vedendolo da mesi e non sentendolo da settimane, quando ho ricevuto la telefonata dal reparto che mi chiedeva se fossi disponibile, il cuore mi si è subito riempito di gioia”. Nel tragitto verso l’ospedale Fabrizio si sentiva carico di aspettative e di preoccupazioni su cosa fare, cosa dire, come essergli d’aiuto. Non sapeva nemmeno in che condizioni lo avrebbe trovato. “Arrivo da lui preoccupato ma la gioia di vederlo era più forte. Così entrato in camera lo sommergo di domande, parole di conforto, saluti da parte di amici, ma lui oltre a tremare per l’emozione, non riesce ad aprire bocca, riesce solo a sbarrare gli occhi in segno di felicità e a muovere parzialmente le braccia.

E’ a questo punto che accade l’imprevisto, l’imprevedibile. Luca con i gesti fa capire di avere sete. “Gli avvicino la cannuccia e dopo aver bevuto una mezza bottiglietta d’acqua, raccoglie tutte le sue forze e mi chiede con un filo di voce se avessi le credenziali per fare una donazione al Banco Alimentare. Vergognandomi della mia miseria, gli confesso di non averle ancora create ma lo aiuto, con estrema difficoltà, ad attivare la sua Gift Card e a fare la sua personale donazione. Questa operazione così semplice gli è costata così tanta fatica da non riuscire più a dirmi quasi nulla, nel tempo che sono stato con lui. Poteva chiedermi qualsiasi cosa - conclude Fabrizio - ma lui mi aspettava soprattutto per essere parte, con un gesto di carità molto semplice - di quella storia che ci ha preso ai tempi dell’università e che, ancora oggi gli permette di vivere serenamente, una fatica così grande”.

Questa è la storia di Luca del suo dolore e del suo cuore. Una storia così potente da spazzare qualsiasi nebbia, che può davvero ridare significato e forza al nostro lavoro quotidiano. Vorremmo davvero avere la capacità di guardare alla realtà con i suoi stessi occhi.