Più idee e più coraggio per aiutare 18 milioni a un passo dalla povertà

È stato un anno molto intenso per noi di Banco Alimentare. Abbiamo distribuito e stiamo ancora distribuendo in questa fine d’anno 2017 fino a 84.000 tonnellate eccedenze di cibo recuperate. Siamo stati impegnati a scoprire nuove e più complesse modalità di lotta allo spreco, riuscendo a recuperare alimenti di più difficile conservazione e trasporto, come abbiamo descritto sul nostro sito, sui social, sul nostro Notiziario. Abbiamo accresciuto la collaborazione con le aziende della filiera agro-alimentare e con le Strutture Caritative sul territorio. I numeri dicono molto ma ancora di più l’energia e la consapevolezza gioiosa dei volontari e di tutti i nostri partner. Ma diamo un’occhiata proprio ai numeri.

Le statistiche ci testimoniano impietosamente quanto la povertà, nel nostro Paese, continui ad essere una emergenza inesorabile. Aumenta ancora il numero di persone in stato di povertà assoluta ma aumenta anche la percentuale di famiglie che rischiano di sprofondare nell’indigenza. L’Istat certifica che il 30% delle persone residenti in Italia “è a rischio di povertà e di esclusione sociale”. Individui ma anche quanti vivono in famiglie gravemente in difficoltà o con gravi problemi lavorativi.

L’Istat comunica che nel 2016 sono oltre 18 milioni le persone a “rischio povertà o esclusione sociale”, il 30% della popolazione italiana rispetto al 28,7% del 2015.
Una cifra che spaventa, soprattutto se la si raffronta con una situazione economica che sembra indicare una lenta ma progressiva uscita dalla crisi. Cresce il reddito disponibile ed il potere d’acquisto delle famiglie, ma cresce esponenzialmente il rischio povertà. Ciò significa che aumenta la forbice tra i più benestanti e i più poveri. Milioni di persone, di uomini, donne, di minori, rischiano di restare troppo indietro, di essere tagliate fuori. C’è quasi l’impressione che, per uscire dalla crisi economica, alcuni debbano pagare un prezzo, quello di essere dimenticati, solo perché faticano più di altri a reggere il passo.

Così, facilmente, nel nostro Paese, si diffonde un clima di sfiducia e di rabbia. Il Censis recentemente l’ha chiamata “L’Italia dei rancorihttp://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121141. Il Paese di tutti coloro che non credono più alla possibilità di riemergere, di risalire, che si abbandonano sfiduciati alla loro condizione, che non sperano più e quindi accumulano rancore nei confronti delle istituzioni. Eurostat ha certificato che l’Italia è il Paese europeo che ha più poveri in termini assoluti, milioni di persone che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, a pagare l’affitto o le spese per la scuola dei figli. Oggi perdere il lavoro significa sprofondare in un tunnel buio, da cui è difficile riemergere. Non ci sono più reti di salvataggio, chi sprofonda si ritrova da solo.

Nel leggere tra le righe di questo quadro drammatico, si fa largo l’impressione che la lotta alla povertà e all’esclusione sociale non sia in cima alle preoccupazioni di chi ha il compito di guidare il Paese. Qualcosa è stato fatto, questo è sicuro. Il reddito di inclusione (REI) è un esempio. Ma può bastare? Evidentemente no. Ci vuole molto più coraggio e più idee. Occorre che la lotta alla povertà diventi la priorità di chiunque governi o si candidi a governare. Un Paese che lascia indietro milioni di persone, che non è capace di sostenerli per costruire con loro un futuro di speranza, è un Paese destinato a morire. Vorremmo che la lotta all’esclusione sociale entrasse prepotentemente nell’attuale confronto tra le forze politiche. Ci vogliono proposte, investimenti.

Di fronte a questo quadro, c’è però qualche cosa che rallegra e che dà speranza. In Italia c’è un popolo che non si arrende. La Colletta Alimentare del 26 novembre, che ha visto migliaia di persone davanti ai supermercati, ci sta consegnando centinaia di storie meravigliose. Di volontari che si sono messi in gioco, di persone che hanno donato quel che potevano con il sorriso, di famiglie che hanno ricevuto ed hanno ricominciato a sperare. Un popolo si è mosso silenziosamente ma ha fatto rumore; quel giorno chiunque ha potuto vedere con i propri occhi che tantissimi non si sono arresi all’idea sbagliata che la povertà sia un prezzo da pagare mentre è una responsabilità da assumersi. In nome di queste persone possiamo affermare che anche la politica deve guardare a tutto questo coinvolgimento e deve avere, come unico scopo, il bene delle gente che è chiamata a governare.
Il Banco Alimentare non si ferma. Il nostro lavoro prosegue nel quotidiano rapporto con chi ha bisogno e nel tentativo di diminuire sempre di più gli sprechi.

Andrea Giussani
Presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus
 

 

PUBBLICATI sul tema povertà:

https://www.bancoalimentare.it/it/news/un-minore-su-dieci-poverta-assoluta

https://www.bancoalimentare.it/it/news/rapporto-poverta-2017

https://www.bancoalimentare.it/it/news/quasi-5-milioni-di-poveri-assoluti