Una telefonata che cambia la vita

I mesi appena trascorsi ci hanno lasciato una sofferenza dentro a cui non eravamo preparati. La pandemia ci ha fatto mettere da parte i sogni che avevamo. Ci ha costretti chiusi in casa a pensare ad un futuro incerto, lasciando molte persone senza arte né parte. Ma proprio quando non te l’aspetti arriva quella telefonata, che forse ti cambia la vita.

Fabio ha da poco compiuto 42 anni. Abita nella periferia genovese. Vive con la sua compagna e la sua cagnolina. Ha avuto molti impieghi: ha lavorato nella grande distribuzione come commesso, ha svolto il lavoro di corriere e di autotrasportatore per diverse ditte.

Fabio, cosa ti è successo? 

All’inizio dell’anno ero stato contattato da un ditta del settore alimentare. Erano in cerca di autotrasportatori, per distribuire i loro prodotti sul nostro territorio. Ero contento, è un’azienda importante. Sono iniziati i primi contatti, inoltro la mia lettera di licenziamento all’azienda per cui lavoravo, in attesa di iniziare il periodo di prova. Stavo per cambiare lavoro, un grande cambiamento per me. 

Siamo ai primi di marzo, ai piedi del lockdown, sei riuscito a cambiare lavoro? 

Il lockdown ha fermato tutto! Tutto si è bloccato, anche il mio sogno di cambiare vita. Si, perché l’azienda che avrebbe dovuto assumermi non lo ha fatto e io sono rimasto a casa, senza arte né parte. Mi è caduto il mondo addosso. L’incertezza per il futuro… Mi sembrava tutto andato in fumo. 

E poi? 

Una mattina è arrivata la telefonata dall’Associazione del Banco Alimentare della Liguria, volevano conoscermi. Un mio amico che aveva saputo della mia situazione, gli aveva parlato di me. Io non ci speravo. Sono venuto qui in sede e ho conosciuto la grande famiglia del Banco Alimentare. Mi sono sentito subito a mio agio. Il colloquio è andato bene e dopo la consegna delle carte di rito, sono stato assunto. Da allora sono passati due mesi. Si suda, ma nonostante la stanchezza torno a casa contento. 

Hai definito il Banco come una grande famiglia.

È vero, è come stare in famiglia, mi sento accolto, mi vogliono bene. Qui ho ritrovato la soddisfazione per il lavoro, mi sento utile. Mai prima d’ora avevo percepito questa sensazione. La giornata al Banco mi riempie il cuore. 

Conoscevi già il banco? 

No. È stato bello scoprirne l’esistenza, è un mondo nuovo per me. Nel lavoro che svolgo qui vedo due cose buone: la prima è che, anche grazie a me, delle persone possano finalmente mangiare. La seconda è che spesso le persone, quando faccio i ritiri o le distribuzioni, mi chiedono informazioni sul banco e mi ringraziano per quello che facciamo. È gratificante.

C’è qualcosa che hai imparato in questi mesi?

L’amore per l’altro. Le persone che hanno bisogno devono essere aiutate. In questo periodo mi sono confrontato con molte situazioni di disagio. C’è tanta sofferenza. Nello stesso tempo è bello che esistano tante persone e aziende pronte a dare una mano.

Torneresti alla vita di prima?

Non ho rimpianti, qui mi interesso, mi informo, mi sento entusiasta. Sono rinato. Mi è tornata la voglia di lavorare. Mi sento parte del team.

Lo vedo, indossi sempre la t-shirt del banco

Da quando Lella me l’ha regalata l’ho indossata da subito, è la mia divisa!