Emanuele: "Qualcuno si è accorto di me!"

"Era piccola così". Guardo le dita di Emanuele aprirsi, mentre cerca di descrivermi la bottiglietta di vetro che, scivolandogli di mano, gli ha stravolto la vita. In un giorno di lavoro che sembrava essere uno qualsiasi. Incredibile come, in un attimo, una scheggia possa portarti via, limitandotelo per sempre, l'uso di una gamba.

Lui è un uomo di 54 anni. E si vede che la vita non è stata dolce con lui, ma non per questo si sente vittima. Anzi... mi parla in tono secco, quasi con aria di sfida, come a dirmi che le sue disavventure mica l'hanno piegato. È un tipo tosto. 

Mi parla delle difficoltà subentrate all’incidente: “Sono rimasto invalido e mi si sono chiuse un po’ di porte. Un po’ per l’età, un po’ per il periodo di crisi generale, un po’ perché non ho un titolo di studio… E così ho passato 12 anni della mia vita, raccattando lavoretti qua e là. Mi sono dato da fare per recuperare qualche spiccio: ho fatto il cameriere, il muratore, ho lavorato il legno… a volte andava bene, a volte male. Il fisico non sempre mi dà una mano: tante volte mi son sentito cedere e allora avevo bisogno di riposare. A volte, invece, lavoravo e non mi pagavano."

Continua: “Non è la fame, è il sentirsi inutile che ti uccide. E io sentivo il bisogno di sentirmi di nuovo vivo e attivo. Ho passato così 12 anni. Finché, qualche mese fa, sono stato trovato da alcuni volontari del Banco Alimentare". 

Proprio così: mi dice che è stato trovato, per puro caso. Qualcuno un giorno si è accorto di lui, della condizione di povertà in cui viveva. E così ha iniziato a ricevere il pacco alimentare. “Il pacco è solo un aiuto, non ti salva di certo la vita. Chi lo pensa, è un illuso. Il pacco è semplicemente una piccola spinta, ma è proprio quella che ti serve per rimetterti in pista. Ed è una spinta che non si limita al cibo. Dietro il pacco alimentare, c’è qualcuno che ti guarda, che ti dice: "Non sei inutile. Tu sei speciale per me!". Poi devi essere tu a prendere in mano la tua vita e a non perderti d'animo. Bisogna avere forza e coraggio. Io avevo voglia di lavorare, avevo voglia di tornare a fare qualcosa. E così, tramite il Comune di Pesaro, ho iniziato un tirocinio al Banco Alimentare delle Marche. Ora sono lì da 4 mesi".

Gli chiedo quello che fa al Banco. "Quello che so fare con le mie mani e la mia inventiva: imbianco, aiuto le persone più anziane di me a fare certi lavori, faccio dei lavoretti per abbellire l'ambiente del magazzino, dipingo... Faccio ciò che capita. Certo, ogni tanto mi fanno male le gambe, ma devo continuare. Tante cose non riesco a farle, ma poi mi ingegno, cerco di capire come posso fare. Nella vita ci sono alti e bassi, è normale. L'importante è non abbattersi. Io ci sono arrivato ai livelli bassi e non ne vale la pena. Oggi, la mia luce è la mia forza. Penso che fosse scritto che dovessi arrivare al Banco".