Marta e Luigi...per conoscere le storie di chi vive il Banco Alimentare ogni giorno... 

Marta, 38 anni, vive in una roulotte con le due figlie di 5 e 10 anni. Dopo 7 anni a Malta, a gennaio 2020 è tornata in Italia, senza lavoro e senza prospettive, con la miccia della pandemia pronta a esplodere. Oggi, il sorriso sotto la mascherina, fa la volontaria nella Chiesa Evangelica Battista di Moncalieri, dove ha ricevuto prima il sostegno alimentare, poi l’aiuto per ripartire.

 

CHIESA BATTISTA DI MONCALIERI

“Non ci limitiamo a dare un pacco di pasta, vogliamo aiutare la persona. La nostra vocazione ha una spinta sociale, aiutare il prossimo fa parte della nostra fede e del nostro modo di essere, sull’esempio di Martin Luther King”. Parola di Luigi Pecora, classe 1964, pastore della Chiesa Battista della Grazia di Moncalieri, che insieme alla moglie Graziella anima un servizio che accoglienza che, ad oggi, aiuta circa 160 persone.

“Dal 1997 - racconta - prendiamo cibo dal Banco Alimentare, che allora era in via Frejus a Torino, per aiutare una quarantina di persone di Moncalieri e non solo, noi siamo aperti a tutti. Da un anno a questa parte, con il Covid, c’è stato un aumento esponenziale del bisogno: ora aiutiamo 160 persone”. È il dramma delle nuove povertà: “Dobbiamo cambiare paradigma, chi prende la busta della spesa non è detto che viva in strada, come i barboni cui siamo abituati a pensare. Il nostro organista, per esempio, è un dipendente pubblico. La moglie è stata licenziata, ha tre figli e un affitto da pagare, non ce la fa più. O la persona che ci aiuta a tenere la burocrazia, è laureato ma non ha lavoro, è solo ma per fortuna vive in una casa popolare. Sono queste le persone e le famiglie per cui abbiamo quadruplicato, in un solo anno, i numeri del nostro sostegno”.

È un impegno quotidiano, senza soluzione di continuità: “Magari non copriamo tutto il fabbisogno alimentare di una famiglia, ma almeno dimezziamo le spese, anche grazie al sostegno pratico del progetto ACP Humanitarian AID. Tutti i giorni diamo verdura, frutta e pane che prendiamo dalla Lidl, una volta al mese ci arriva il bancale con gli alimenti a lunga conservazione. Il giovedì sera, ormai dal 2014, diamo un pasto caldo a una trentina di famiglie segnalate dai servizi sociali di Moncalieri: un primo, pollo e patatine. Per sei giorni sfamiamo i poveri, la domenica ci dedichiamo al servizio di comunità”.

Non solo cibo, dicevamo: “Noi aiutiamo solo ed esclusivamente persone che ci presentano l’Isee - continua il pastore - anche accompagnandole in un percorso di autonomia, secondo le esigenze, le possibilità e le inclinazioni di ciascuno. Gli anni che ho passato al Gruppo Abele, al fianco di don Ciotti, mi hanno insegnato questo approccio. Mia moglie Graziella si occupa della burocrazia, poi forniamo consulenza legale gratuita con l’avvocato Concetta Vergallito, ci appoggiamo a un dentista che offre servizi gratuiti, diamo consulenza psicologica, educhiamo alla gestione domestica, adesso iniziamo un corso di taglio e cucito…”

 

MARTA

“Marta è la nostra cavia - ride Luigi Pecora - in questo percorso di reinserimento nella società che passa anche a livello burocratico”. “Mia zia Rita - ribatte Marta - mi ha fatto conoscere Luigi e Graziella, grazie a loro ho ripreso una vita quasi normale”.

È una storia complicata e sofferta, quella che racconta questa donna di 38 anni, capelli corti e occhi neri che non stanno mai fermi, un po’ come lei. Da ragazza si è innamorata di un giostraio sinti, sono stati insieme 15 anni portando in giro nei luna park i seggiolini volanti, meglio conosciuti come “calci in culo”, e dieci anni fa è nata Xenia (un nome di origine greca che significa straniero, ma anche ospitalità). Nel 2013 la rottura, “me ne sono andata a Malta, dove c’era mio fratello. Lì sono stata bene per sette anni, ho lavorato in fabbrica, in aeroporto, nella cucina di una casa di riposo. Lì è nata la mia seconda figlia, Alexia, che adesso ha cinque anni. Ma avevo nostalgia dell’Italia, per cui a gennaio 2020 sono tornata. Sono stufa di viaggiare”.

Scelta comprensibile, periodo sicuramente sbagliato, visto che due mesi dopo è scoppiata la pandemia da Covid-19. “Volevo ricominciare con l’uomo che ancora amo, per cui sono tornata in roulotte nel campo sosta per giostrai di Mirafiori, in attesa che lui risolva i suoi problemi giudiziari. All’inizio mi hanno aiutato le famiglie, le bambine si divertono e vanno a scuola, ma non avevo soldi e non avevo prospettive, stavo cadendo in depressione”.

La svolta è arrivata grazie all’aiuto della Chiesa Battista di Moncalieri. “All’inizio mi hanno aiutato con il cibo, poi mi hanno accompagnato passo passo per uscire dal pantano in cui stavo cadendo. Ho preso la residenza qui nella Chiesa per poter fare l’Isee, poi ho chiesto e avuto il reddito di emergenza per tre mesi, adesso ho ottenuto il reddito di cittadinanza, in attesa di poter tornare a lavorare con le giostre. Ho anche il medico della mutua per me e le mie bambine, che per fortuna stanno sempre bene. Intanto faccio volontariato, aiuto nella distribuzione degli alimenti, a casa mia “avere senza dare” non esiste. Loro mi hanno aiutato, io aiuto loro e le altre famiglie in difficoltà”.

Prossime tappe? Marta ha le idee chiare: “Non una casa, perché con il lavoro nelle giostre servono le ruote. Magari passare da una roulotte a un caravan, ci serve più spazio. E continuare con il volontariato, questo di sicuro”.