CONVEGNO EMERGENZA ALIMENTARE IN TOSCANA: QUALI RISPOSTE POSSIBILI?

“Siamo in un momento cruciale del nostro sviluppo nel quale i rapporti di fiducia con i nostri interlocutori principali vanno consolidati e nel quale nuovi rapporti di collaborazione vanno costruiti, ci aspetta un grande lavoro di ingegno”: così Leonardo Carrai, presidente del Banco Alimentare della Toscana, nel corso del convegno che si è svolto il 20 febbraio 2014 presso l’Auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Un convegno voluto proprio per affrontare una questione sempre più drammatica quale l’Emergenza Alimentare nella nostra Regione.

Le richieste di aiuto sono in continuo aumento anche da quei settori sociali che, fino ad oggi, non sembravano toccati dall’emergenza proprio mentre i fondi a disposizione diminuiscono, a cominciare dal Pead (Programma Europeo di Aiuti Alimentari agli Indigenti), ed anche sul fronte italiano i tempi burocratici, per stabilire con certezza le modalità dei fondi di aiuto agli indigenti, non sono chiari: “I nostri tempi invece – prosegue Carrai – stringono, abbiamo più di 40 strutture in lista d’attesa che chiedono il sostegno del Banco e già ce ne sono 570 convenzionate; le persone assistite sono state oltre 101.300 nel 2013 ed il cibo raccolto sembra davvero non essere mai sufficiente nonostante superi, annualmente, le 3.100 tonnellate. Di fronte a questa situazione abbiamo pensato di coinvolgere i nostri interlocutori come le istituzioni e chi ci ha sempre dato un aiuto ma anche chi può dare un ulteriore giudizio sul nostro operato”.

Ad aprire il convegno è stato il presidente di Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il professor Giampiero Maracchi: “quella del Banco Alimentare è una risposta che tiene conto dell’umanità di una impresa. Il Banco ci insegna a non sprecare il cibo, a recuperare le risorse. E lo fa grazie anche al grande lavoro del volontariato, che in Italia ed in Toscana in particolar modo, continua ad essere una straordinaria eccellenza”.


In tema di volontariato, anche l’onorevole Federico Gelli, presidente Cesvot, realtà molto vicina al Banco, ha voluto portare i suoi saluti al convegno: “Farsi carico dell’emergenza alimentare è questione che non deve riguardare soltanto il mondo del volontariato, serve l’impegno da parte di tutti. Dalle istituzioni, nella capacità di investire in un percorso di partecipazione e condivisione nell’affrontare l’emergenza, al privato che deve essere messo in condizione di poter offrire in modo sistematico ciò che altrimenti andrebbe sprecato. Noi come Cesvot, continueremo a  fare la nostra parte”.


Tra i relatori Stefania Saccardi: “è con gioia e senza retorica che faccio qui la mia prima uscita ufficiale da Vicepresidente della Regione Toscana. I progetti sui quali ho lavorato in questi anni al comune di Firenze sono quelli che porterò avanti ed amplierò nel mio nuovo incarico in Regione. Non riuscire a recuperare il cibo è un atto di immoralità che non possiamo e non dobbiamo permetterci”.


Il professor Luca Bagnoli, docente di Amministrazione della Cooperazione e del Non Profit all’Università degli Studi di Firenze, è colui che ha compiuto il lavoro di revisione sul bilancio sociale 2010-2012 del Banco Alimentare della Toscana: “il mondo dell’economia civile organizzata può essere straordinario, la trasparenza della comunicazione e la rendicontazione di quanto fatto dal Banco è davvero eccellente, è necessario spiegare e raccontare. Soprattutto perché esprime una pluralità di voci che va ben oltre quella che sarebbe una sterile ed inutile autoreferenzialità”.


Il convegno è stato anche l’occasione per ringraziare i privati e la grande distribuzione che collaborano con il Banco (sono quasi 30.000 le porzioni di cibo in esubero recuperate dalle mense aziendali) ed anche per presentare nuovi progetti che potrebbero rivelarsi davvero decisivi. Senza dimenticare i percorsi educativi contro la cultura dello spreco a favore di quella del bisogno: “dobbiamo avere a cuore solo il rischio di non poter riuscire ad andare incontro ai bisogni di chi si rivolge alle strutture caritative e la realtà di adesso ci dice che non possiamo stare tranquilli. Di fronte a questo – prosegue Carrai – noi non abbiamo risorse da spendere se non quelle del nostro generoso impegno. Dobbiamo trovare nuove forme e modi per aiutare questa gente e non attraverso un discount per i poveri ma attraverso lo spirito di sussidiarietà che, fin dall’inizio ovvero 19 anni fa, ha animato il Banco”