Biagio e Remo, un solo cuore

“Un giorno mentre lavoravo in Fiat per la logistica locomotive, mi chiama uno e dice: perché tornite le ruote dei treni? Rispondo un po’ male, poi mi fermo, la voce mi suona familiare: è Biagio, eravamo amici da bambini, vicini di casa. Suo papà, sarto, confezionava i pantaloni per me e mio padre. Non lo sentivo da 20 anni. Così siamo diventati colleghi. Ed è proprio lui che, dopo qualche anno, ormai entrambi in pensione, mi chiamerà, di nuovo. Questa volta per dirmi se voglio dare una mano al Banco Alimentare. E’ entrato da poco e c’è bisogno di volontari. Così ho accettato”.

Era il 2012. E Remo cominciava la sua storia al Banco Alimentare del Piemonte.  Una storia di amicizia, di solidarietà, di coincidenze. Che ha portato i protagonisti a diventare una parte fondamentale di questa realtà. 

All’inizio Remo è entrato per dare una mano con la Colletta Alimentare, ben presto però gli viene proposta l’area trasporti, vista la sua esperienza nel settore. Accetta volentieri e comincia da subito insieme a Walter, un altro volontario entrato da poco. Quello che sembra un incontro casuale diventa un inseparabile duo. Walter e Remo. I due diventano referenti per il ritiro dei prodotti alimentari e si mettono a disposizione per fare loro stessi da autisti sui mezzi. 

Una delle prime esperienze memorabili insieme è un’attività di raccolta fondi sui treni. Remo da giovane voleva fare il macchinista ma aveva problemi di vista… per questo in Fiat ha scelto le locomotive e i trenini sono rimasti la sua grande passione… Era Natale 2017 e con un gruppo di volontari sono coinvolti dal Banco per andare su e giù dalle Frecce Rosse di Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli a vendere i cioccolatini della Perugina. Con gentilezza e sorrisi, una carrozza dopo l’altra per raccontare il Banco e sensibilizzare i passeggeri a donare. All’arrivo visitavano di corsa le varie città e poi fanno la stessa raccolta al ritorno. Un ricordo speciale.

Nel raccontare la loro storia scherzano tra loro, poi tornano più composti, quasi imbarazzati dall’essere al centro dell’attenzione. Sono due persone molto alla mano, schiette, dirette, ma anche sensibili e concrete. Così Remo prende la parola e dice che all'inizio per lui era un passatempo. Poi il giorno in cui gli hanno consegnato la T-shirt con il logo gli è sembrato che il Banco fosse diventato come un vestito, che gli stava così a pennello che non voleva più toglierlo. Gli è rimasto addosso e lo porta nel cuore.

>Walter è con lui ormai da 5 anni e mezzo. “Per me venire al Banco Alimentare è stato un modo per impegnare il tempo. E poi volevo fare opere di bene. Insieme a Remo organizziamo i ritiri, cercando di perdere meno tempo possibile. Il tempo è importante. Perché la parte del fresco ha bisogno di una distribuzione molto rapida. Dopo 40 anni di lavoro di ufficio, volevo fare un lavoro di movimento, pratico. Mia moglie dice che lavoro più di prima, ma a me piace. Ho conosciuto un mondo che non avrei mai immaginato esistere con queste dimensioni. Poi c’è Remo – sorride - ci telefoniamo 7 volte al giorno anche la domenica, un po’ parliamo di lavoro, un po’ ci raccontiamo delle cucche”.

Si immaginano i prossimi anni, ancora insieme a dare il loro contributo qui. E sperano che le persone comincino a guardare oltre il loro finestrino. Proprio come su un treno che va veloce e tutto passa senza che niente rimanga impresso. Ecco, vorrebbero che tutti imparassero a osservare e trattenere quello che hanno di fronte. Assicurano che a guadagnarci siamo sempre anche noi.