Contro lo spreco di 50mila tonnellate di arance

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«Nessuno spreco ma distribuzione su tutto il territorio». Il direttore generale della Fondazione Banco Alimentare spiega la destinazione delle 50mila tonnellate di succo d'arancia. Senza l'intervento delle associazioni di volontariato sarebbe finito tutto quanto al macero

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Marco Lucchini Direttore Generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus«Non c'è nessun mistero: l'assessorato alle Risorse agricole ha avviato un programma di aiuti umanitari, mediante la distribuzione di succhi d'arancia. L‘intero programma e stato poi realizzato in convenzione con il Banco Alimentare che ha redatto un calendario per la distribuzione del prodotto concordato con l'amministrazione regionale e con le aziende di trasformazione che hanno aderito al bando di gara e stanno già effettuando le consegne». La dichiarazione della Presidenza della Regione Siciliana, dirada, cosi, il polverone suscitato dal bando regionale da 12,5 milioni di euro che prevedeva che 5omila tonnellate di
succo d‘arancia avessero come destinazione finale Haiti.

«l motivi che hanno spinto la Regione a non procedere con l'invio dei succhi ad Haiti sono diversi e non ci riguardano - spiega Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare -. Il nostro scopo è quello di far si che i prodotti alimentari non vadano a finire al macero, ma che vengano destinati ad associazioni che in Italia operano a favore delle persone più povere. Quando siamo stati contattati per sapere se eravamo disponibili a fare il nostro mestiere, evidentemente abbiamo detto di si, come avviene con tutti coloro che ci chiamano, industrie, grande distribuzione, ristorazione, quando ritengono che quel determinato prodotto rischierebbe di andare a male. Allora, anziché buttarlo via, ci vuole qualcuno in grado di destinarlo alle persone bisognose».

Ecco, dunque, che il succo d'arancia è arrivato a destinazione sì, ma in Italia.

«Probabilmente l‘operazione non ha raggiunto lo scopo iniziale, cioè aiutare le popolazioni terremotate, ma, così come concordato con l’Agea, l'agenzia Italiana che si occupa della gestione dei mercati agricoli in Europa, il succo è stato regolarmente distribuito ai poveri in Italia. Un`operazione simile è stata fatta anche durante il terremoto dell’Abruzzo, quando tutte le donazioni che sono arrivate da privati cittadini, ma che non sono state utilizzate, spesso perché non adatte all’uso nelle mense da campo, attraverso la nostra rete sono state distribuite alle associazioni che in Italia aiutano i poveri. Alla fine, siamo contenti che 50mila tonnellate di succo d`arancia non siano state buttate via».

Sono arrivate in tutto il territorio?

«Non al 100%, soltanto perché, ancora, una parte non ci è stata consegnata.

Come funziona la filiera del Banco Alimentare?

«Recuperiamo le eccedenze alimentari, quel prodotto non più vendibile ma perfettamente commestibile, e lo doniamo ad associazioni che operano in Italia. L’anno scorso abbiamo distribuito più di S0mila tonnellate di prodotti che sono andate a ottomila associazioni in tutta Italia, perché il Banco Alimentare, pur essendo un'organizzazione mondiale, opera nel proprio Paese».

La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare diventa, così, semplicemente una vetrina per far conoscere
a più gente possibile la vostra attività.

«E’ un momento di notorietà per l’attività di tutti giorni alla quale si aggiunge, in questo caso, anche il dono da parte dei cittadini che vengono portati in questo modo a conoscenza sia del tema della povertà che di quello dello spreco. Discorso che si lega strettamente a quanto accaduto con il succo d‘arancia, prima destinate in un posto dove non sarebbe mai potuto arrivare in tempo per essere consumato e che, invece, grazie al nostro lavoro e alle altre associazioni che si sono prestate alla distribuzione non è andato a finire in pattumiera. Una quantità tale di prodotto non e facile da recuperare e distribuire ecco perché diventa importante la nostra attività».

Ricordando, tra I’altro, che il Banco opera senza scopo di lucro.

«Non abbiamo attività commerciali, non prendiamo soldi dalle associazioni con le quali lavoriamo ma riceviamo donazioni da privati o da enti pubblici e attraverso le raccolte fondi così come tutte le organizzazioni non-profit. Non c‘è commercio tra quello che ritiriamo e quello che doniamo».

 

I numeri della Rete Banco Alimentare in Sicilia

16.697 tonnellate di alimenti distribuite

1.130 gli enti che hanno partecipato

325.706 le persone che hanno beneficiato dei prodotti (dati Sicilia 2009)

Fonte La Sicilia - Leonardo Lodato