ORES / E Sacconi gioca un'altra carta

Normal 0 14 false false false MicrosoftInternetExplorer4 /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-ansi-language:#0400; mso-fareast-language:#0400; mso-bidi-language:#0400;}

 

Fonte: Luca Pesenti – Vita

La principale differenza tra la proposta delle Acli e il progetto sperimentale per il rilancio della card inserito nel decreto Milleproroghe è nella modalità di gestione prevista. Mentre le Acli ritengono necessario spostare la gestione dal centro alla periferia, coinvolgendo i Comuni, secondo uno schema di sussidiarietà verticale, la proposta di Sacconi è invece decisamente appoggiata sulla sussidiarietà orizzontale. Il decreto prevede infatti che vengano assegnati pacchetti di card direttamente alle associazioni impegnate sul campo della risposta al bisogno, previo accreditamento presso i Comuni di appartenenza territoriale. La sperimentazione, prevista inizialmente nel solo ambito delle città con oltre 250mila abitanti e per la quale verranno utilizzati 50 milioni pescati tra i residui inutilizzati dello scorso anno, non sarebbe per il momento sostitutiva della modalità prevista fin qui, ma aprirebbe un canale nuovo. A fronte di una ipotesi di beneficiari stimata inizialmente attorno agli 1,2 milioni, le Carte acquisti effettivamente distribuite sono state circa 730mila e quelle attive nel 2010 circa 450mila, per un totale di spesa di poco superiore ai 200 milioni. La ricerca di un ampliamento della platea dei beneficiari in sicura “povertà assoluta", attualmente coperta per circa il 30%, spinge ora il governo a rivolgersi direttamente alle opere di carità, nella convinzione che sia per loro più immediato individuare le persone o i nuclei famigliari bisognosi e dando dunque a loro la responsabilità della distribuzione della card.

Come ogni intervento innovativo, anche quello proposto da Sacconi presenta elementi di sicuro interesse e problemi da valutare con attenzione. Tra i primi, il cambiamento della logica delle politiche pubbliche, non più sussidiate dal terzo settore ma ad esso sussidiarie. Ancora, appare positiva la possibilità di gestire la card all’interno di una rete relazionale, parte integrante di un più ampio intervento sulla multidimensionalità di problemi che si connettono alla povertà. 1nfine, la conoscenza diretta delle persone seguite dalle opere di carità permetterà una scelta più precisa delle persone effettivamente bisognose, comprendendo dunque anche i senza fissa dimora altrimenti irrintracciabili.

Almeno due gli elementi problematici da valutare con attenzione. Da un lato l’impatto organizzativo che questa misura determinerà sugli enti, con ogni probabilità costretti ad un aggravio burocratico tutto da verificare. Dall’altro il tema del quantum: l’erogazione a persone e nuclei che non dispongono di benefici pensionistici dovrà presumibilmente lievitare sensibilmente rispetto alle attuali 40 euro, facendo così crescere notevolmente le cifre complessive necessarie alla copertura. Una volta a regime, infatti, questa seconda Card dovrà confrontarsi con una platea di assistiti molto elevata. In mancanza di cifre ufficiali, possiamo fare riferimento al totale degli assistiti dagli oltre 8mila centri convenzionati con il Banco Alimentare: nel 2010 circa 1,5 milioni di persone.

* direttore Ores - Osservatorio regionale sull’esclusione sociale